Il salone del cine-teatro nel vecchio Oratorio di via Colombo.
Come è noto, è dal 1895 che si può iniziare a parlare di cinema quando a Parigi i fratelli Lumiére proiettarono uno spettacolo cinematografico, il famoso arrivo di un treno.
Ad Olginate si po’ supporre che la prima installazione di una attrezzatura cinematografica avvenne presso il Salone del Teatro del vecchio Oratorio maschile di Olginate, situato dove oggi si trova la nuova sede del Comune di Olginate, in via Colombo, alla fine del primo decennio del 1900 su impulso del prevosto Giuseppe Perego.
Dalle memorie di Achille Sirtori, si apprende che tra il 1891 ed il 1892 il portico d’ingresso dell’Oratorio venne trasformato in salone-teatro con palcoscenico. Nel fondo del salone si collocarono i busti ritratti dei fondatori: signora Crippa Sirtori e don Antonio Pifferi. Vi si tenevano spettacoli teatrali e intrattenimenti con la “lanterna magica” che più tardi venne sostituita da un proiettore per il cinema muto.
Purtroppo mancano documenti che consentano di sapere la data precisa dell’inizio delle proiezioni.
Nelle memorie di mons. Carlo Colombo vi sono solo vaghi accenni a questo primo cinema oratoriano: egli infatti afferma di avere un confuso ricordo di quando aveva visto, all’Oratorio, il suo primo film prima dell’inizio della guerra 1915-18.
Può darsi che mons. Carlo Colombo avesse assistito alla proiezione fatta, il 16 agosto 1913, durante la visita ad Olginate degli orfanelli dei Padri Concettini di Saronno, come viene descritto in una cronaca apparsa sul Bollettino Parrocchiale di quell’anno.
Naturalmente di trattava del “cinema muto”, (il sonoro comincerà ad apparire in Italia solo nel 1927-29), dove gli spettatori afferravano il senso delle scene più importanti leggendo le didascalie che apparivano ai piedi dello schermo ed, incerti casi, il film era accompagnato nel suo svolgimento da musiche eseguite da un apposito incaricato.
Certamente fu la prima sala cinematografica aperta ad Olginate: una grande novità per il paese e per tutto il circondario. In seguito si aprirà una sala cinematografica gestita da privati in un edificio costruito al culmine dell’attuale Via Marconi, accanto all’Asilo Infantile e che, quando verso il 1938 la proprietà lo sposterà in piazza Roma nel complesso della “Casa del Fascio”, diverrà il primo nucleo della ditta “A.A.G. Stucchi”.
Ritornando al Salone del Cinema dell’Oratorio, occorre notare che le proiezioni non si avvenivano regolarmente tutte le domeniche ma solo in concomitanza di feste ed altri importanti avvenimenti ed erano intervallate da rappresentazioni teatrali. A questi spettacoli non potevano accedere contemporaneamente sia agli uomini che donne perché, fino agli anni ’20, era in vigore, nella Diocesi milanese, il divieto di tenere spettacoli misti in locali parrocchiali per cui le proiezioni e gli spettacoli teatrali erano tenuti in orari e giorni diversi per gli uomini e per le donne.
Dopo la Grande Guerra si riprese l’attività interrotta (l’Oratorio era stato adibito a luogo di convalescenza per soldati) dandone avviso, sul Bollettino parrocchiale del dicembre 1920, con queste parole: “Onesti divertimenti – Nei giorni 7 e 8, alle ore 19 e 21, si rappresenteranno al Cinematografo dell’Oratorio i due emozionanti drammi del Cuore di De-Amicis “SangueRomagnolo” e “Naufragio” seguiti da due esilarantissime comiche “Cinesino fa fortuna” e “Monello”.
È l’inizio di una nuova fase del cinema oratoriano, con proiezioni ogni domenica, che durerà, con periodi di interruzione per via della precarietà economica della parrocchia, per tutto il periodo fra le due guerre.
Particolari attenzioni furono poste alla manutenzione ed al rinnovo delle apparecchiature. Così già nel 1923 si ebbe l’acquisto di una nuova macchina da proiezione, la “Istituto I” presso l’”Istituto Italiano Proiezioni Luminose” di Milano per il prezzo di 350 Lire.
Le pellicole venivano noleggiate sempre Milano come risulta da una fattura del 1925 che riporta anche i titoli dei film che furono proiettati per le feste natalizie di quell’anno: “I due Sergenti” e “il Mulino degli spettri”. Le “pizze”delle pellicole arrivavano per ferrovia alla stazione di Calolzio dove un incaricato, munito di carriola, provvedeva a ritirarle; per lungo tempo questo servizio venne effettuato da Carlo Ciceri.
Dopo il buio periodo della seconda guerra mondiale, nel 1947, con l’arrivo del nuovo Coadiutore don Sabino Camia, si provvide a rilanciare l’Oratorio: tra le molte novità introdotte, tra cui il tavolo da ping-pong, il primo in Olginate, e quello da biliardo, si tornò alla regolare programmazione cinematografica festiva con l’aiuto di 4 ragazzi, scelti dal coadiutore, che provvedevano a turno al funzionamento della restaurata macchina cinematografica. Ma tutto questo durò poco perché, nel gennaio del 1948, don Sabino aveva dei dubbi sulle proiezioni di film che secondo lui influivano negativamente sulla formazione morale dei ragazzi e così, dopo avere espresso questi motivi al Consiglio Parrocchiale i cui membri, dopo molte esitazione, consentirono ad una progressiva diminuzione degli spettacoli fino a arrivare a saltuarie proiezioni di solo film per ragazzi.
Dopo pochi anni, nel 1951, tornò a prevalere l’idea di un sano cinema per famiglie rilanciare le proiezioni di film anche per adulti alla domenica sera ed, in estate, con proiezioni all’aperto, sfruttando l’adiacente campetto di calcio, come già si faceva prima della guerra. È in questi anni che il cinema oratoriano tornò ad avere un consistente rilancio di pubblico.
Memorabile fu per Olginate, nell’estate del 1953, la presenza del corridore ciclista Gino Bartali, con tutta la sua squadra, alla proiezione del film “Piccole donne”.
Proiezione che si dovette gioco forza interrompere per l’enorme affollamento di persone accorse da ogni parte quando si sparse la voce della presenza in Oratorio di questo mitico personaggio. Ma fu solo una parentesi felice nella storia del cinema oratoriano di Olginate.
Con l’avvento della televisione, della nascente motorizzazione di massa e di un certo benessere economico, per i cinema, in generale, e, specialmente, per quelli periferici, iniziò un lento declino ed una costante diminuzione degli spettatori.
In questa difficile contesto, nel 1957, si cercò un rilancio della vecchia sala rendendola più accogliente. Si tolsero le due file laterali di colonnette in legno che sostenevano il soffitto migliorando così la visibilità e si collocarono nuove sedie più comode, portando la capienza a 225 posti. Inoltre si acquistò una nuova macchina da proiezione, una “Fedi 15”, una tra le migliore per quel tempo. Ma non fu sufficiente: era la struttura del vecchio Oratorio che non era più adatta alle esigenze dei tempi.